martedì 8 gennaio 2019

Intervista a Luigi De Conti

Sul "Lesso logico" ho sinora mostrato tante assurdità e strafalcioni in cui mi sono imbattuto girando in internet e, in particolare, in Facebook. Ho comunque conosciuto anche persone in gamba con quali, senza questo luogo d'incontri virtuale, forse non sarei mai entrato in contatto. Nel proposito per il nuovo anno (il cui mantenimento non posso, però, garantire) di riprendere il blog, fermo da diversi mesi, includo dunque quello di fare dei post che abbiamo come protagonisti queste persone. Questo post è il primo di questa serie (spero non l'ultimo) e ha per protagonista il mio amico Luigi De Conti.

Il Bristolone riconosce che io e Luigi diamo vivacità al gruppo.
Ho corretto un verbo sbagliato (in bianco su sfondo nero).
Ho lasciato "tuo": si capisce che intendeva scrivere un'altra parola... :D

Luigi, puoi presentarti ai lettori del Lesso Logico?

Mi chiamo Luigi De Conti, nato a Udine 42 anni fa, cresciuto a Cercivento, un piccolo paese della Carnia (alto Friuli) e trasferito per amore in Abruzzo nel 2000.

Cominciamo dal Luigi regista, autore di corti come Johnny Reb, un western che ha nel cast Maria Elena Boschi e Amadeus (o forse non sono loro, ma ci assomigliano).

Ho iniziato a girare cortometraggi anni fa, praticamente subito dopo aver comprato la mia prima videocamera.
Appassionato di cinema fin da bambino, penso fosse inevitabile per me provare a cimentarmi nelle riprese video e nella regia. Quindi, assieme ad alcuni amici, ho iniziato a girare piccoli corti amatoriali di genere thriller/horror (il primo lo montai direttamente tramite il video registratore usando rec e pause, non avendo nemmeno un PC).
Era roba inguardabile, ma pian piano abbiamo fatto dei progressi, ottenendo anche qualche buona recensione.
L'ultimo che abbiamo realizzato è il western da te citato.
Alcuni corti sono visibili all'indirizzo: www.youtube.com/cirubit

Da sinistra: l'attore che assomiglia a Amadeus è Claudio Nodale, l'attrice che assomiglia a Maria Elena Boschi è Manuela Ortis, l'attore che sembra Luigi De Conti è proprio Luigi De Conti.

Passiamo quindi al Luigi scrittore. Illustraci le tue opere.

Ho cominciato a scrivere romanzi nel 2013, anche per dare sfogo alle numerose idee che non avrei mai potuto trasformare in film o cortometraggi.
Il primo che sono riuscito a portare a termine è stato All'ombra della svastica (booktrailer qui), una spy story ambientata nella Germania nazista del 1939, edito da Lettere Animante e disponibile in formato cartaceo e digitale in tutti gli store on line.
Poi sono venuti il western Bounty Hunters -Cacciatori di taglie- e Red Snow (Neve Rossa), che è invece un action thriller poliziesco dai toni "carpenteriani"; entrambi disponibili su Amazon.
Ma ne ho scritti altri in seguito, tra i quali voglio citare: McCarthy, Alaska, un thriller ispirato a un vero fatto di cronaca nera accaduto in Alaska negli anni '80. Il romanzo si è classificato al secondo posto a Giallovidio, festival letterario che si è tenuto a Sulmona nel luglio 2018,  che dovrebbe (spero) presto venire pubblicato.



E arriviamo al tuo ultimo libro, Orrore a Silver Lake, pubblicato da Pluriversum, che potremmo definire un giallo con tinte horror.

Orrore a Silver Lake è la mia prima vera pubblicazione, dato che si può ordinare in tutte le librerie d'Italia. E' fondamentalmente un thriller, del sottogenere giallo, dai toni però horror; un mio personale omaggio alle atmosfere di Stephen King, in particolare quelle delle storie scritte dal "Re" negli anni '80, che reputo le migliori. 
Non a caso il mio romanzo è ambientato nel 1988 nel New Hampshire, anche se l'idea originale viene da un racconto che avevo cominciato a scrivere anni fa.
La trama racconta degli eventi che coinvolgono Joshua "Josh" Weaver, di circa 13 anni, nell'estate di quell'anno: un grave lutto familiare da affrontare, ma anche il primo amore nei confronti di Summer "Sam" Gennero, una ragazzina leggermente più grande di lui ma, soprattutto, molto più smaliziata, e un inquietante (doppio) mistero da risolvere…


Il "Lesso logico" nomina come personaggio più interessante del libro Patricia Gennero, la bella agente di polizia che, nonostante le sue capacità nel lavoro, è mal vista dai moralisti scandalizzati dai suoi comportamenti liberi. Come è nato e si è sviluppato  questo personaggio?

Patricia Gennero, che tu hai citato, è uno dei protagonisti del romanzo. E' la madre di Summer, la ragazzina ribelle della storia, ed è anche una poliziotta locale. 
E' una single, non per scelta, che cerca comunque di crescere la figlia nel migliore dei modi senza però rinunciare a qualche avventura con l'altro sesso. Da quello che so negli USA c'è tutt'ora parecchio bigottismo, soprattutto nelle sperdute cittadine di campagna, di conseguenza anche nella mia storia Patricia non viene ben vista per certi suoi atteggiamenti.  
Nei miei romanzi ci sono sempre donne (o ragazze) indipendenti e "forti", capaci di tener testa ai co-protagonisti maschili. E' una caratteristica che credo di aver ripreso dai film di John Carpenter, o James Cameron, che a loro volta si rifacevano al cinema di Howard Hawks.
Sono donne di cui (spero) i lettori maschi (ma non solo, chissà) potrebbero "innamorarsi" se esistessero per davvero. Inoltre mi permettono di inserire qualche scena piuttosto piccante, elemento che non guasta mai.
E così è nato anche il personaggio di Patricia, che nel romanzo porta avanti un'indagine sulla sparizione di un vagabondo locale, mentre Joshua e Summer cominciano a tener d'occhio i misteriosi movimenti di Mr Yates, l'anziano vicino di casa di Josh.

Se Orrore a Silver Lake fosse trasformato in un film, quale attrice vorresti nel ruolo di Patricia?

Sinceramente, l'immagine che si avvicina di più alla Patricia Gennero che ho creato nella mia testa è quella della poliziotta Bonnie Clark interpretata da Randi Oakes nel vecchio telefilm CHiPs, col senno di poi. Il look, quando me la immaginavo in divisa con tanto di occhiali da sole, è fondamentalmente quello.
In una trasposizione cinematografica moderna, adesso che mi ci fai pensare, ci vedrei bene Charlize Theron, anche se forse non sarebbe abbastanza "prosperosa".
Riguardo al padre di Joshua, invece, mi sono ispirato vagamente all'attore Tom Skerrit ai tempi di Alien.

Hai anche giocato a calcio, nel ruolo di portiere.

Ho cominciato a giocare a calcio come portiere per imitare uno dei miei fratelli maggiori che, da ragazzino, giocava proprio in quel ruolo.
Purtroppo per via di un'operazione al cuore subita da bambino ho avuto dei problemi a ottenere l'idoneità agonistica fino ai 14 anni. Tutti mi dicevano che ero bravo, quando mi vedevano giocare con gli amici, ma non potevo dimostrarlo su un vero campo da gioco.
Fortunatamente, poi ho comunque potuto iniziare a giocare in vere squadre a livello agonistico, anche se mi è sempre mancata la stazza da portiere, quei 10 cm che mi avrebbero permesso, magari, di giocare in qualche categoria superiore. 
Dopo il classico infortunio a un ginocchio a fine anni '90, mi sono fermato per un paio d'anni.
Poi, quando mi sono trasferito in Abruzzo, ho ricominciato a giocare a livello amatoriale nella squadra locale, dove ho giocato quasi ininterrottamente fino al 2017.

Ci racconti un episodio curioso della tua carriera calcistica?

Una volta, quando giocavo tra i ragazzi dei Mobilieri Sutrio, paese vicino a quello in cui sono cresciuto, venne a visionarmi il preparatore dei portieri delle giovanili dell'Udinese.
Feci una delle più brutte prestazioni di cui abbia ricordo, subendo tre gol su altrettante punizioni.
Scoprii che c'era qualcuno di importante in tribuna solo a partita finita, ma averlo saputo prima non avrebbe cambiato nulla, anzi: probabilmente avrei fatto anche peggio in campo.
Un'altra volta, durante il primo anno in prima squadra nel Cercivento (subentrato nel secondo tempo al posto dell'anziano titolare), mi trovai di fronte al cosiddetto "bomber" del campionato: sono ancora uno sbarbatello di 17 anni quando, durante l'ennesimo svarione difensivo causato dalla netta differenza tecnica tra le due squadre,  mi ritrovo a tu per tu con questo attaccante, il quale inizia a fare finte manco fosse Maradona. Riesce così a farmi sedere a terra dopo l'ennesima finta di gambe ma, quando poi si decide a tirare in porta, io gli respingo il tiro allungando la gamba destra.
L'azione riparte, io mi alzo e gli dico in faccia qualcosa traducibile dal dialetto friulano più o meno come: "Ecco, così impari, faccia da cu.o!"
Il tipo si arrabbia da morire, tant'è che poi cerca di segnarmi in tutti i modi, intimando i compagni a passargli la palla perché dove farmi gol. Alla fine ce la fa, esultando come se avesse segnato a Zenga o a Pagliuca, ma me ne fa soltanto uno.
A fine partita andai da lui a scusarmi per l'insulto ma era ancora piuttosto alterato e non volle accettare le mie scuse.
Comunque, sebbene sia molto "polemico" e critico nei confronti dei portieri dei vari campionati professionistici, lo sono sempre stato anche con me stesso quando giocavo. Ero sempre il primo a pensare a cosa avrei potuto fare per evitare il gol subito ed è capitato che la mia squadra abbia perso una partita per colpa di un mio errore. 
Ma ci sono state anche delle volte in cui ho salvato il risultato.
Quando mi infortunai al ginocchio, durante una partita con una squadra under 20, da incosciente quale ero, finii la partita su una gamba sola, non riuscendo nemmeno a rinviare di piede, parando però praticamente tutto.
Il giorno dopo, mentre io ero a letto con il ginocchio gonfio, fasciato e dolorante,  mio padre andò a bere il caffè al solito bar, proprio dove lavorava la madre di uno dei giovani avversari che avevo affrontato in campo. La signora, che era presente sugli spalti durante la partita del pomeriggio precedente, gli fece i complimenti perché era rimasta colpita dalla mia prestazione.
Mio padre, che odia qualsiasi sport (in particolare il calcio) le rispose prontamente: "Ma quale bravo? Si è rotto un ginocchio, quello sciagurato!"

Nel nostro giro, sei noto anche per i tuoi post polemici di argomento sportivo. In particolare i bersagli delle tue polemiche sono Verstappen e i portieri. Ti offro quindi l'occasione di metterti all'opera: cosa ci dici dei portieri dell'Argentina ai mondiali del 2018?

Be', mi ricordo bene di Caballero: il classico (mediocre) portiere in grado di fare una grande parata seguita subito dopo da una papera clamorosa. 
Il titolare doveva essere Romero (portiere che comunque non mi è mai dispiaciuto), uno che da noi si faceva la riserva a Viviano alla Sampdoria, ma si infortunò a un ginocchio poco prima dei mondiali.
Per una volta mi trovo d'accordo con Mourinho che ce l'aveva in squadra ai tempi del Chelsea, mi pare, il quale disse: "io o lui in porta la stessa cosa".
Il ruolo di portiere mi appassiona ancora, anche adesso che non gioco più. Per questo mi piace ancora seguire in TV questo sport, con tanto di critiche e polemiche via FB.


Sei anche, lodevolmente, polemico contro i razzisti e contro chi diffonde fuffa pseudoscientifica.

Essere considerato polemico contro i razzisti dovrebbe essere una normalità, anziché una lode.
Il problema della diffusione di fuffa antiscientifica in rete, ma anche in TV, è una questione più complessa, invece.
E' una lotta che ho portato avanti per anni e per un breve periodo ho partecipato a dirette video su youtube , scrivendo anche articoli per noti siti antibufala, ma dopo un po' ho deciso di smettere.
Molti dei cosiddetti  "debunker" della rete, in realtà puntano solo ad ampliare la propria notorietà o ad accalappiare click per i siti sui quali scrivono. Non sono tutti così, ovviamente. Non a caso continuo a collaborare, quando capita, solo con quegli amici che credono veramente nella corretta informazione scientifica senza secondi fini.
Ne abbiamo molti in comune, quasi tutti legati al CICAP in un modo o nell'altro, e tu sei uno di quelli.
Grazie, Orsetto, per questa intervista.

Grazie a te, Luigi.




Nessun commento:

Posta un commento