Sulla pagina della Fiamo, la Federazione italiana associazioni e medici omeopati (anche se "medici omeopati" è un ossimoro) si parlava di alcune ricerche raccolte sotto il nome "EPI3" dalle quali, secondo loro, si dedurrebbe che l'omeopatia funziona quanto la medicina vera.
Dopo aver letto l'articolo sulle affezioni alle vie respiratorie, però, esprimo pacatamente il mio dissenso da tale conclusione. L'admin della pagina (in questo articolo userò il maschile singolare, ma, visto che scriveva con il nome della federazione senza specificare il suo, non so se era uomo o donna e neppure se mi ha risposto sempre la stessa persona) risponde che la mia risposta è "parziale e non tecnica". Perché la ritengano "non tecnica", non mi viene spiegato. Invece mi dicono che secondo loro è "parziale" perché "non prende in considerazione gli altri due gruppi di patologie trattate nello studio".
Ribatto facendo notare che l'obiezione è inconsistente: la mia critica all'articolo che verte sulle affezioni alle vie respiratorie è indipendente da cosa dicano le altre che si occupano di altre patologie. Sarebbe come dire che se uno parla della regola del fuorigioco nel calcio e nell'hockey, io per poter dire che sbaglia a enunciare la regola nel calcio devo anche prendere in considerazione quella nell'hockey. Chiedo inoltre come mai ritengano così decisiva una singola ricerca e non, invece, revisioni sistematiche come quella di Shang et al. o quella del servizio sanitario australiano (NHMRC).
Il mio interlocutore mi dice: "La preghiamo di informarsi correttamente prima di citare fonti". Secondo loro, la revisione del NHMRC non è valida e citano a sostegno di ciò il parere della Liga Medicorum Homoeopathica Internationalis (LMHI).
Beh, rifarsi al parere di una associazione di omeopati per un giudizio sulla revisione del NHMRC che, sulla base dei fatti, ha bocciato l'omeopatia è come rivolgersi agli ultras della Juventus per avere un parere su un rigore assegnato contro la loro squadra. Non è che, se gli ultras dicono che non c'era, ciò costituisce una sentenza inoppugnabile.
L'omeopata dice che se non ritengo che il parere dell'associazione omeopatica da lui citata sia meglio del "mio parere" (che sarebbe in realtà la conclusione dell'importante revisione del NHMRC), allora non sono "disposto a voler ascoltare". Però se uno pretende che si prenda per buono un parere in contrasto con i più importanti studi scientifici in materia, non sarà che è lui a non "voler ascoltare"?
Le mie risposte, secondo chi parla a nome della Fiamo nella pagina FB, rivelano "una profonda non conoscenza". Il che mi ricorda il "chimico farmaceutico omeopata" che mi disse: "La tua non conoscenza è imbarazzante perché tange anche gli studi farmacologici del Dott" (seguito da cognome del "Dott" menzionato).
Quindi mi viene detto che le mie sono solo "chiacchiere da bar". Però me lo dicono "cordialmente", eh! Beh, la revisione sistematica di Shang et al. e quella del NHMRC non sono esattamente "chiacchiere da bar"!
La Fiamo allora mi invita a citare le fonti:
Ma LOL! E cosa ho fatto sinora? Per loro, però, non va bene. Devo "citare la bibliografia esatta".
Ok, è vero: gli studi andrebbero citati con tutti i dati bibliografici che consentano di individuarla correttamente e magari, già che siamo in internet, con un link. Tutto vero. Però qui stiamo parlando della revisione sistematica Shang et al.! E' (insieme a quella, più recente, del NHMRC) la revisione più quotata. E' la revisione che ha fatto dire al Lancet, la rivista che l'ha pubblicata, che segnava la fine dell'omeopatia. Insomma, mi pareva di poter dare per scontato che uno che parla a nome di una federazione omeopatica la conoscesse! Sarebbe come se un insegnante di italiano mi dicesse: "Ma devi citare per bene quel libro che hai detto, quello degli sposi, com'era? Ecco sì, questo che hai detto ora: I promessi sposi. Ma non hai nemmeno detto l'autore!"
Comunque, no problem: gli cito per esteso primo autore, titolo, rivista, anno, numeri di pagina, link alla pagina del sito del Lancet. A questo punto il mio interlocutore dice che sì, "lo studio di Shang et al. è ben noto a tutti", ma lui chiedeva le "revisioni precedenti" a cui mi sarei riferito.
In verità non mi sono riferito a "revisioni precedenti", ma alle due che ho sopra già citato. Ho menzionato due revisioni di Linde et al. per dire che venivano prima della revisione Shang e che quest'ultima, usando criteri più stringenti, aveva mostrato che i timidi risultati positivi trovati da quelle erano da scartare: quindi non avevo fatto riferimento ad esse per sostenere quel che dicevo, che è poi quello che dice la scienza, ma al contrario avevo detto che si doveva far riferimento alle più puntigliose revisioni di Shang et al. e del NHMRC. Detto questo, non sarebbe un problema neppure indicargli queste due "revisioni precedenti", se non fosse che... beh, lo avrete già capito. E, se non lo avete capito, lo dirò alla fine dell'articolo. Nel frattempo rivolgiamoci all'articolo che avevo commentato.
Il testo dice che, nella cura di affezioni alle vie respiratorie, chi si rivolge a omeopati prende meno antibiotici e ottiene risultati non molto diversi. Le affezioni alle vie respiratorie sono però in gran parte virali. Per le infezioni virali non si usano gli antibiotici e quindi dire che, in tal fattispecie, gli omeopatici valgono quanto gli antibiotici significa dire che gli omeopatici non servono a niente. In effetti, per curare un'infezione virale come per es. il raffreddore comune, anche con la birra si ottiene lo stesso risultato che con gli antibiotici.
D'altro canto, non è che un minor uso di antibiotici è per forza una cosa positiva. Certo, se non servono, non vanno presi (e l'abuso di antibiotici è in effetti un problema), ma è sbagliato pure non prenderli quando servono e quindi si può anche pensare che il maggior numero di infezioni tra i pazienti di omeopati abbia a che fare con l'omessa prescrizione di antibiotici. Su questo punto il portavoce feisbucchiano della Fiamo si mostra spazientito e nega che si possa così interpretare l'articolo da lui proposto: gli antibiotici, secondo lui, "NON erano da prescrivere" e "nulla è stato sottratto al paziente".
A quanto pare, tuttavia, non ha letto bene l'articolo di cui parla, dato che è quello stesso articolo a scrivere esplicitamente che non si può escludere: gli autori hanno infatti rilevato più infezioni tra i pazienti degli omeopati e, per quanto a loro parere tale eccesso non sia statisticamente significativo, ammettono che non si può escludere che sia legato al minor numero di prescrizioni: "può essere dovuto al caso o alla mancanza di protezione contro queste infezioni. Quest'ultima possibilità non può essere esclusa in quanto lo studio non permette statisticamente di distinguere tra le due interpretazioni".
Cosa mi hanno risposto su questo? Nulla. "E perché non solleciti una risposta?" qualcuno mi dirà. Beh, non posso chiedere altro (né, per riprendere il discorso lasciato sopra in sospeso, linkare le revisioni di cui si diceva) perché mi hanno bannato. Non ci Fiamo proprio! :D
PS: Mentre io non posso più scrivere sulla loro pagina, gente della Fiamo e altri fan dell'omeopatia sono del tutto liberi di scrivere nei commenti a questo articolo (con gli ovvi limiti di netiquette).
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